mercoledì 23 marzo 2011

La sala 15 o degli Scaglioni e la Pietà Rondanini: La vasta sala di rappresentanza, destinata nel XV secolo alle riunioni del Consiglio Segreto e del Consiglio di Giustizia, prende il nome dalla decorazione affrescata in bianco e rosso con motivi a zig-zag che gli Sforza definivano "a scaglioni" o "a scarioni", un tempo presenti anche sulla volta. Al centro della sala sono esposti due pezzi eccezionali, tra i più famosi del Museo: il grandioso monumento funebre di Gaston de Foix, opera del Bambaja e la celeberrima Pietà Rondanini di Michelangelo. Il primo è la statua giacente di Gaston de Foix, giovane eroe della battaglia di Ravenna, duca di Nemours e luogotenente del re, destinata alla Chiesa di Santa Marta. La Pietà Rondanini è l'ultima opera di Michelangelo e si trovava nello studio dell'artista al momento della sua morte, avvenuta nel 1564. La conferma della presenza di quest'opera nella casa di Michelangelo viene dall'inventario dei suoi beni stilato all'indomani della morte. Non sappiamo esattamente quando Michelangelo iniziò cominciò a sbozzare il marmo della Pietà Rondanini, ma appare probabile che la prima versione, quella cui appartengono il moncone del braccio destro (braccio mutilo) e, almeno in parte, le gambe del Cristo, vada collocata tra il 1552-1553 e il 1555. Dopo le prime testimonianze, cui va aggiunto un documento del 21 agosto 1561 dal quale si ricava che Michelangelo donava l'opera ancora in lavorazione al suo servitore Antonio del Francese (a conferma quindi di come la scultura non fosse legata ad una committenza), un silenzio di oltre due secoli cala sul gruppo marmoreo. Lo ritroviamo in un inventario del 1807 che registra le opere conservate nella collezione del marchese Rondinini a Roma e che così lo descrive: "un gruppo moderno abbozzato che si dice opera di Michelangelo...ma si conosce essere stato un equivoco". La modesta valutazione (trenta scudi) dimostra la sorprendente incomprensione per quella che noi oggi consideriamo la prova più struggente e drammatica dell'artista ormai alle soglie della morte. A riprova della scarsa considerazione tributata alla Pietà Rondinini sta anche il mancato esercizio del diritto di prelazione da parte dello Stato nel 1904, nel momento in cui il Palazzo Rondinini con le sue collezioni veniva venduto, dopo vari passaggi di proprietà, ai conti Sanseverino Vimercati. Infine, nel 1952 la scultura venne acquistata dal Comune di Milano e destinata alle raccolte del Castello Sforzesco. Nel 2003 l'opera è stata sottoposta ad un intervento di pulitura e nel giugno 2004 la Pietà Rondinini è stata restituita al pubblico. Il via all'attività è seguito ad una lunga fase di riflessioni e lavori - dal 1998 alla fine del 2002 - dedicati alle ricerche archivistiche, alle indagini volte ad identificare la natura delle polveri depositate sulla complessa superficie della statua, alle vicende delle successive calcature che avevano lasciato le impronte delle massellature sull'epidermide marmorea. Sappiamo infatti che quando era in possesso della famiglia Rondinini la Pietà era collocata in una nicchia del cortile, quindi parzialmente esposta agli agenti atmosferici, e che solo nei primi anni trenta del Novecento fu trasferita al piano nobile del Palazzo, finalmente protetta nella biblioteca del conte Sanseverino Vimercati. Dalla scultura furono tratti almeno due calchi. Il primo in occasione delle celebrazioni michelangiolesche del 1875; il secondo a Milano, negli anni cinquanta, da utilizzare nel corso delle prove di allestimento per mettere a punto la collocazione migliore. I residui dei materiali utilizzati nelle operazioni di calcatura, i consistenti depositi di polveri oltre ai danni provocati dall'esposizione all'aperto su una superficie di per sé disomogenea nella lavorazione, avevano alterato la superficie della scultura rendendo difficilmente leggibile la qualità altissima del modellato. E' stata ripulita anche l'ara funeraria romana della fine del I secolo d.c. sulla quale l'opera era stata collocata dagli ultimi proprietari e che funge da base.



Nessun commento:

Posta un commento